
Le paure non hanno bisogno di farci sobbalzare, magari mostrandoci la faccia all'improvviso, per palesarsi nelle nostre vite.
Più semplicemente, affrontare la quotidianità, immersi in un pantano di timori e tensioni, è diventata un'abitudine condivisa da molti.
Le preoccupazioni economiche, il lavoro, la sicurezza personale, il futuro, tutto viene interessato dalla paura. Persino i rapporti più intimi, i luoghi più sicuri, diventano nel nostro immaginario, teatro di possibili, anzi, probabili e drammatiche disavventure.
Quest'humus dentro il quale ci muoviamo e che si mostra tanto fertile nel generare e proteggere i nostri timori, è alimentato e reso più melmoso da un continuo e martellante pulsare di achtung mediatici, sempre attivi nell' ”encomiabile” intento di metterci in guardia contro pericoli più o meno visibili.
Il progetto è concepito come esposizione collettiva, con alla base una forte concezione unitaria.
IO NON HO PAURA vuol'essere un'esperienza comunitaria e cooperativa a tutto campo fra organizzatori, artisti, collaboratori e comunità.
La continuità visiva fra le opere esposte sancisce, simbolicamente, tale concetto di inclusione e di coesione. Un piccolo cortocircuito in cui ci si riferisce alle paure per annientarle, per trovare il momento di respirare.
A fare da collante, l'installazione della giovane creativa di Monserrato Alessia Marrocu. Attiva, nonostante la giovane età, già da alcuni anni come aquilonista, in questa occasione ha sfruttato la sua predisposizione artistica alla grazia e alla leggerezza per creare un intreccio di trame, materiali e metaforiche insieme, che si complicano per creare reti ed ostacoli o si semplificano fino a ridursi ad un unico filo rosso.
Un filo di Arianna che indica la giusta strada in mezzo al labirinto dell'esistenza umana e che si fa di volta in volta protagonista e spalla di ciò che trova nel suo percorso, avvolgendo, aggrovigliando, inseguendo alberi, muri, oggetti, persone e opere che trova nel suo passaggio.



A Carbonia, al termine del suo viaggio Alessia ha posto uno stagno sospeso, un luogo dove cerchi concentrici, sul pelo di un'acqua immaginata, sono i segni delle piccole paure superate che, come sassi gettati in uno stagno, generano onde concentriche che pian piano coinvolgono nel loro moto tutto il piccolo mondo che ruota loro intorno.


Nessun commento:
Posta un commento