mercoledì 26 maggio 2010

IO NON HO PAURA (Iglesias 10-2010)


Nel passaggio dall'esposizione di Carbonia a quella di Iglesias, pur mantenendo intatte le sue impostazioni iniziali, Io non ho paura ha modificato la sua struttura per adattarsi al nuovo spazio espositivo. Il passaggio da un parco ad un ex mattatoio non poteva essere completamente indolore.

La differenza fondamentale, che è anche la più evidente, si trova nell'opera di Marrocu che essendo quella depositaria dell'onore/onere di sottolineare l'omogeneità dell'esposizione, ha probabilmente reso la sua ideatrice responsabile delle ricerca di un maggiore dialogo con la location.

Pur mantenendo il filo come elemento caratterizzante, l'opera è stata stravolta. Messa da parte la vocazione avvolgente ed inclusiva che aveva caratterizzato l'interazione con il parco quale ambiente di incontri, giochi e tempo libero, si è reinventata con toni cupi più in linea coi rimandi drammatici propri del macello.



La lana compone tracce del passaggio della morte, orme di animale morente che portano il visitatore in un percorso di dolore che ha il suo acme nel sacrificio di sangue, e il suo apologo, col rientrare della leggerezza del filo, nella rinascita, simbolizzata esplicitamente dal volo della fenice.

Il tutto passando attraverso le altre opere che, anche quando non modificate, sono cambiate nel loro senso e si fanno portatrici di nuove sfumature, più nere e tetre.







Altre informazioni sul progetto:
Artisti:

Gianluca Floris
Alessandro Giua
Luigi Bove
Alessia Marrocu

Testo di Claudia Pinna

Foto di Elisabetta Maniga e Francesco Cappai


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